IL MUGNAIO

Il mugnaio aveva il compito di macinare la granaglie e formare le farine che servivano poi ai panettieri per fare pane, pasta, polenta e dolci: Il grano può essere macinato a mano con delle piccole macine:


PROCESSI DI MACINAZIONE E TIPI DI MACINE

Macine manuali : il sistema più antico e rudimentale (ma non meno efficace). Il grano veniva sistemato sopra la pietra base, coperto dalle seconda pietra: questa era dotata di un foro e di un bastone che serviva da perno: in questo modo la pietra veniva pilotata dal manico e i chicchi si frantumavano omogeneamente: la farina poi veniva incanalata in un solco praticato sulla pietra-base e convogliato in un contenitore posto davanti ad essa. Macina a volano: la macina era dotata di un volano, ossia una ruota in pietra che una volta azionata imprimeva un movimento continuo e la macinazione avveniva senza troppa fatica. Macina ad acqua: già i romani avevano i mulini ad acqua.


I MULINI

I mulini a vento o ad acqua, come quelli che vedete qui, sono stati una grandissima invenzione perché attraverso una serie di meccanismi a ruote dentate (lo stesso Leonardo Da Vinci aveva studiato degli espedienti per trasformare il movimento da verticale a orizzontale) e un intelligente sfruttamento delle risorse e delle forze presenti in natura minimizzarono la fatica e moltiplicarono il lavoro. Ruota di mulino metallica (quella grande appesa alla parete) Il sistema del mulino facilitò ulteriormente le cose, non solo perché c’era una ruota a fare il lavoro, ma anche perché questa veniva azionata sfruttando la forza idraulica dell’acqua. Il mulino per scorrimento non sfruttava l’acqua delle cascate (a caduta) ma direttamente quella dei ruscelli (a scorrimento) Mulinetti famigliari: sorta di piccoli modellini comandati a sistemi meccanici (pedale)


PRIMO STAND: IL PANETTIERE

Il pane è da sempre l’alimento base per eccellenza è tanto comune e importante da assurgere a simbolo del frutto del lavoro. Per questo, pur nella sua semplicità, gli si è attribuita una certa sacralità. Il lavoro iniziava presto, nelle prime ore del nuovo giorno, poiché il pane richiedeva una lavorazione completamente manuale, con metodi di lievitazione tradizionali. I forni erano a legna e bisognava accenderli per le prime infornate all’albeggiare, onde agevolare gli operai che passavano per rifornirsi di pagnotte prima di recarsi al lavoro. Gli attrezzi del panettiere sono pochi e semplici, dovendo lo stesso lavorare essenzialmente con le mani per impastare e formare le pagnotte. Era indispensabile quindi un piano per impastare, in legno e molto ampio. Alcuni fornai dovendo lavorare grandi impasti utilizzavano delle macchine come le "gramole" che richiedevano una lavorazione in coppia a riducevano notevolmente la fatica perché permettevano di amalgamare impasti voluminosi, non manovrabili a mano. Osserviamo poi una serie di matterelli per spianare la pasta fresca che sappiamo essere particolarmente elastica e malleabile. C’è poi una macchina per fare la pastasciutta (progenitrice di quelli attuali )un torchio per i "bigoli" con il quale si ottenevano vari formati di pasta. Funzionava così: si sollevava, al suo interno veniva inserita una certa quantità di pasta, si applicava la formina desiderata e per pressione usciva la pasta conforme alla stampo inserito (un po’ come la siringa da pasticcere). Vediamo ancora una forma per cuocere panettoni, delle piastre in terracotta per cuocere i dolci ( con un procedimento che potrebbe essere definito grossolanamente “a sandwich”), una serie di pale per infornare, delle tirabraci per governare il fuoco ed infine delle gerle in vimini per il trasporto del pane.


SECONDO STAND: L’ APICOLTORE

L’apicoltore è mestiere molto particolare nel quale si può usufruire del lavoro non retribuito di un centinaio di operaie industriose: le api! L’arnia o alveare con favi costruiti dalle api o artificialmente dall’apicoltore era il luogo dove si produceva il miele, dolcificante per antonomasia e l’unico conosciuto un tempo. Esistono diverse modalità per raccogliere il miele dagli alveari: per prima cosa si dovevano estrarre i telaini dall’alveare aiutandosi con delle pinze particolari. Il miele poi si ricavava secondo diverse modalità: o per mezzo di una centrifuga (attrezzo che fa ruotare vorticosamente i telaini facendone uscire il contenuto per forza centrifuga ), per riscaldamento (mettendo i favi al sole la cera si scioglieva e avendo essa rispetto al miele un diverso peso specifico, si poteva raccogliere il miele distintamente), per schiacciamento ( con delle morse si strizzavano i favi tolti dall’alveare estraendo il miele) o per pestaggio (si utilizzava un mortaio per pestare ed aprire semi) .


IL TOSTATORE DI CAFFE’

In questo stand ci sono anche una serie di tosta caffè: al loro interno venivano sistemati i chicchi di caffè o di orzo, sotto veniva acceso un fuoco (la tostatura è quel processo di cottura privo di acqua..) Ruotando poi il tutto con la manovella laterale si aveva una tostatura omogenea senza bruciature. I pezzi di questo stand risalgono ai primi anni di questo secolo quando in alcune caffetterie veniva eseguito anche questo esercizio.


IL VENDITORE DI SEMENTI

Il venditore di sementi era sempre presente nei mercati paesani. Conosceva e consigliava gli inesperti sui periodi di semina (rigorosamente legati alle fasi lunari) e sulle cure necessarie per ottenere un buon raccolto. A causa della presenza di piante infestanti , o di varie qualità mescolatesi in fase di raccolta, la semente risultava impura, per cui su rendeva necessario separare i vari semi. La cernita poteva esser fatta mediante dei setacci a intrecci fitti o radi (metodi più antico e rudimentale) o mediante macchine. Selezionatrice di semi a battenti o martelli: i semi si sistemavano negli incavi sagomati del piano inclinato; per lo scuotimento del piano provocato dai martelli mossi da un albero a camme, i semi avanzavano e cadevano nei fori a seconda della loro forma e della loro dimensione. Sotto venivano collocati dei contenitori che raccoglievano i semi caduti e finalmente selezionati. La selezionatrice di semi a ventola funzionava così: girando la manovella laterale venivano azionate della ventole che sollevavano i semi: all’interno c’erano poi delle "cramogie" che avevano la funzione di setacci. Altri oggetti presenti nella sezione: setacci per selezionare i semi,


TERZO STAND: IL MACELLAIO

Nelle famiglie contadine la carne era mangiata di rado; alcuni animali da cortile venivano sacrificati qualche volta la domenica nelle occasioni più importanti. In città, per i più abbienti, il consumo di carne era maggiore ed il rifornimento avveniva nella bottega del macellaio che provvedeva direttamente alla scelta e all’ acquisto del bestiame girando nelle campagne . In questo stand sono collocati una serie di oggetti che servivano all’ uccisione e al trattamento dell’animale da macello: la "mazza" si usava per l’abbattimento: la morte avveniva per trauma cranico; oggi sono state adottate modalità meno traumatiche e meno dolorose (iniezioni letali). Dopo la morte dell’animale la preparazione dei vari tagli di carne si realizzava con una serie di appositi coltelli sempre affilatissimi per tagliare e per disossare, o con delle "pestazze", dei coltellacci a due manici per sminuzzare. I tagli si battevano poi su un ceppo batticarne. Perché la carne non deperisse il macellaio acquistava del ghiaccio dalla ghiacciaia del paese e refrigerava il suo magazzino. Tuttavia il sistema di conservazione per eccellenza è sempre consistito nel salare la carne o nell’ insaccarla per avere così i salami o le sopresse; queste si realizzavano con delle apposite macchine per salumi: si trattava di arnesi dotati di sistema a cremagliera: girando la manovella si azionava un pistone che convogliava il macinato verso un contenitore di budello. Il tutto veniva poi legato. La macchina per togliere le setole al maiale funzionava come un antesignano del lanciafiamme; al suo interno si faceva fuoco girando poi la manovella e puntandola verso la bestia, si bruciava il pelo superficiale . Si ammirano inoltre un attrezzo per premere la carne e bollirla (il contenitore pieno di carne veniva immerso in una caldaia ) e una serie di ganci per appendere i vari pezzi di carne alla parete.


QUARTO STAND: IL CASARO

Un tempo tutte le famiglie contadine possedevano bovini e ovini da cui trarre il latte. Per trasformarlo in panna burro e formaggio c’era però la necessità di un luogo specializzato in questo tipo di lavorazione: nacquero così le latterie sociali, dei caseifici dove tante famiglie portavano un quantitativo di latte per poter portare a casa il corrispettivo in formaggio. Il latte, una volta munto, veniva trasportato in contenitori di alluminio o di legno fino al caseificio.Veniva poi versato in contenitori di varie dimensioni e lasciato riposare per tutta la notte. Questo processo di decantazione faceva affiorare la panna; a questo punto con degli "spannatoi", grandi cucchiaioni piatti in metallo o in legno, il latte veniva scremato. (Il latte così sgrassato serviva per fare dei formaggi scremati) La panna ricavata da questa operazione serviva e serve tutt’ora per fare il burro


MODALITÀ DI FORMAZIONE DEL BURRO

Zandola a sbattimento: sbattendo la panna ricavata dalla decantazione, le molecole di grasso si addensano l’una sull’altra formando una massa compatta di burro che si separa dal latticello, ovvero la parte più leggera Sistema basculante: il burro si formava attraverso lo sbattimento tramite un basculante. Nella vetrina... Dei "battiburro", una serie di contenitori per caciotte, delle spatole per schiacciare il burro e fare uscire il latticello ulteriormente, delle formine per ottenere dei pani di burro sui quali venivano impressi dei disegni (sorta di marchio di fabbrica)


CREAZIONE DEL FORMAGGIO

Il latte (intero o scremato) veniva riscaldato ad una temperatura che variava dai 30° ai 40° a seconda del tipo di formaggio che si voleva produrre. Veniva poi messo il "caglio", una parte dello stomaco degli animali lattonzoli. Il caglio faceva in modo che il latte si compattasse e diventasse formaggio: si formava così una "cagliata". Questa poi veniva mescolata e frantumata con degli attrezzi particolari; con un panno poi si raccoglieva la parte condensata che veniva messa in dei contenitori detti "massere", ossia stampi per il formaggio, e poi scolata con dei "coladori" (piccole tavolette). Scolando il formaggio si ricavava il latticello che viene usato ancora oggi come alimento per gli animali. Infine veniva messo in contenitori cosparsi di sale: la salagione, trattamento finalizzato alla conservazione del cibo (come quello con il grasso). C’era un altro sistema adottato perché l’alimento non fosse nocivo, ed era il processo di affumicazione: esso serviva all’ eliminazione dei parassiti che solitamente aggredivano questi alimenti. Ammiriamo quindi una serie di caglieri per fare il formaggio, delle presse per premere le forme di formaggio e far uscire il latticello, dei graticci che venivano inseriti all’interno della cappa del camino e servivano ad affumicare formaggi o ricotte. Per ultimo, in fondo a destra il registro della latteria nel quale si registravano i quantitativi di latte portati giornalmente

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