PRIMO SETTORE: LA CAMERA DA LETTO

Ci troviamo nella camera dal letto .La stanza che vedete è in realtà una ricostruzione di essa fatta al piano terra per esigenze organizzative: infatti le camere di un tempo si trovavano sempre ai piani superiori dal momento che il primo piano, a diretto contatto con il suolo, assorbiva il gelo della terra e non era adatto per dormire. I piani superiori invece, sopraelevati, permettevano un certo isolamento termico. Tuttavia, nonostante questo, la camera rimaneva comunque freddissima perché i muri di pietra lasciavano filtrare l’ umidità e soprattutto perché mancava un sistema di riscaldamento adeguato. Tutta la famiglia -che era numerosissima- dormiva nello stesso letto. I bambini più piccoli nelle culle, quelli un po’ più grandi con i genitori. In questo modo si risolvevano problemi logistici (tanti bambini e pochi giacigli) e disagi legati al freddo (i corpi a stretto contatto si riscaldano reciprocamente).


IL RISCALDAMENTO

Per riscaldarsi una volta c’erano delle diverse difficoltà. L’unica stanza sempre tiepida della casa era la stalla, riscaldata dal calore degli animali ; qui la sera si riuniva la famiglia a far filò. Per riscaldare l’abitazione si usava solamente legna da ardere (questo fino a quando si utilizzarono il carbon fossile, il gas e l’olio combustibile): però, con questa modalità era possibile scaldare solamente la cucina, l’unico ambiente dotato di caminetto. Nella camera da letto bisognava allora ingegnarsi in altra maniera: lo strano strumento in legno che vedete sopra il letto è uno scaldaletto ( monega ) Era costituito da due piani in legno dalla forma arcuata proprio per essere collocato sotto le coperte. Funzionava così: la mamma, quando faceva sera, riempiva questa sorta di padella di braci arrendenti e infilava il tutto sotto le coperte. A tarda notte, quando si andava a dormire, le braci avevano ricreato un piccolo tepore e per qualche ora si poteva dormire con i piedi intiepiditi. La strana pentola che funge da braciere ( foghèra ) è il contenitore per le braci (ossia i tizzoni ancora ardenti) dello scaldaletto . Il braciere in questione è uno dei tantissimi esempi di riciclaggio di materiale, pratica usatissima un tempo e concetto fondamentale per capire la storia quotidiana del secolo scorso. Questo recupero meticoloso dei materiali permetteva di sfruttare direttamente quello di cui già si disponeva per la realizzazione di nuovi oggetti, impossibili da acquistare per mancanza di soldi. Ma per riciclare bisognava avere spirito d’osservazione, inventiva e grandissima capacità manuale, qualità che l’uomo oggi ha perduto quasi completamente perché assuefatto dalla comodità della tecnologia e dal benessere. Se si tasta il materasso del letto si sente uno strano crepitio: questo scricchiolare è prodotto dalla sua imbottitura. Una volta i materassi erano estremamente semplici, e non troppo comodi: si trattava di un sacco di stoffa riempito con delle brattee avvolgenti le pannocchie del mais essiccate e accartocciate ( gli scartòz in dialetto). In realtà esistevano anche i materassi di lana (nella sezione tessile c’e proprio una cardatrice per questi) ma erano un lusso che pochissimi si potevano permettere: il paiòn assieme anche al pagliericcio ( imbottito di paglia) era sicuramente più diffuso. Ogni sera la mamma sprimacciava il materasso per renderlo più comodo e se necessario, aggiungeva un po’ di foglie da buchi laterali che c’erano sul sacco. Il problema era che spesso da questi buchi non entravano solo le mani della mamma, ma anche dei topolini, che cercavano nel tepore delle coperte un riparo al gelo esterno. Così la famiglia era costretta a condividere il letto anche con questi ospiti indesiderati, che sappiamo bene erano, oltre che fastidiosi, molto pericolosi perché portavano malattie mortali come la leptospirosi. Oltre alla scomodità c’era però un grosso pericolo: accadeva di frequente che il contatto delle foglie secche con le braci dello scaldaletto scatenasse un incendio: allora il padre prendeva il materasso intero e lo gettava fuori dalla finestra. Non cercava neppure di salvarlo perché avevano moltissime foglie di pannocchia e potevano costruirne uno di nuovo il giorno seguente.


L'ILLUMINAZIONE

"Click”, ed è subito luce. E’ quando manca la corrente elettrica che ci si rende conto di quanto sia comodo poter utilizzare candele o vari tipi di lumi. Quando le case non erano servite dalla corrente si cercava di fare tutto alla luce del sole e la sera si andava a dormire presto, per potersi alzare presto la mattina. Finché era possibile sfruttare la luce solare, quindi, questa era l’unica risorsa di illuminazione. Ma nei mesi invernali e durante la sera si dovevano trovare altri espedienti : la luce del caminetto, le candele e le lampade ad olio o a petrolio. Accendere la lampada a petrolio era un’ operazione molto complessa e per questo di diretta competenza degli adulti. Solitamente erano gli anziani che avevano questa mansione. Per prima cosa si svitava il coperchio di vetro, che era molto fragile e pericoloso perché si rompeva facilmente. Una volta tolto si estraeva lo stoppino ruotando la rotellina laterale. Lo stoppino era imbevuto di petrolio lampante per cui si accendeva immediatamente. La fiamma però era molto alta ed andava regolata reinserendo lo stoppino nella fessura. Quando l’intensità era stata regolata a seconda dell’esigenza si rimetteva il coperchio di vetro.


OGGETTI ARTIGIANALI:

Questo seggiolino di legno è l’antenato dei moderni ovetti per i bambini. Potete ben vedere le grosse differenze che ci sono con quelli di oggi: erano in legno,senza imbottitura e perciò molto scomodi; oltretutto i bambini erano costretti a rimanere lì per lungo tempo. Erano estremamente semplici:due tavole di legno perpendicolari per sedile e schienale e una asticciola che serviva da protezione e impediva che il bambino cadesse in avanti o scappasse. Seggiolini e passeggini spesso servivano per scongiurare i molti pericoli della casa e del giardino. Fuori infatti c’erano molte fontane e pozzi privi di protezione. Per questo il genitore costruiva passeggini/girelli come quello che vedete qui ai piedi del letto: la struttura era fissa ma il bambino, che veniva posto su questa imbragatura sospesa, aveva la possibilità di muoversi avanti e indietro grazie a due corsie che permettevano lo scorrimento. La pulizia personale si faceva in camera da letto: non esistevano infatti i bagni come luoghi specifici per l’igiene e i bisogni: non c’era neppure l’acqua corrente. Ci si lavava in camera e all’ occorrenza c’erano delle latrine all’esterno della casa. Per lavarsi la famiglia usava il catino e la brocca posti sul treppiede di ferro. Ora potete immaginare quali fossero le condizioni igieniche a cui erano costretti un tempo: l’acqua era poca, fredda e doveva bastare per 10, 15, 20 persone. Lavarsi poco comportava anche grossi problemi a livello sanitario perché aumentava il rischio di infezioni e di altre più gravi malattie. La vita dei campi era durissima ed era regolata da orari fissi: il mattino era necessario alzarsi prestissimo, e spesso, non potendo confidare nella luce mattutina o nel canto del gallo, bisognava ricorrere ad una sveglia come quella che vedete sul comò. A fianco del letto era tradizione tenere l’acquasantiera per farsi il segno di croce per pregare alla sera e al mattino.

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