LE FIBRE TESSILI SONO:

LANA animale
CANAPA vegetale
COTONE vegetale
LINO vegetale
SETA animale
AGAVE vegetale
FIBRA DI COCCO vegetale (utilizzata per fare i tappeti sopra i telai)

FASI DELLA PRODUZIONE

La produzione di tessuti si articola in tre fasi principali

  1. Estrazione della fibra tessile: gramolatura, tosatura, dipanamento dei bozzoli
  2. La cardatura
  3. Filatura (la trasformazione in fili: le nostre zone erano specializzate)
  4. Tessitura (per ottenere fettucce, corde, tessuti, panni)

ESTRAZIONE DELLA FIBRA TESSILE

TOSATURA E DIPANAMENTO DEI BOZZOLI

I bozzoli del baco hanno un filo che può raggiungere anche i mille metri di lunghezza; per ottenere la seta bisognava immergere il bozzolo in acqua e dipanarlo piano-piano. Queste sono delle forbici particolari per la tosatura delle pecore, mentre quella grande macchina vicino al muro è una selezionatrice di bozzoli: serviva a distinguere i bozzoli maschi da quelli femmina e per poter far nascere le uova. In base al peso del bozzolo, il piano cedevole si abbassava. Se i bozzoli selezionati erano i più pesanti, significava che erano bozzoli femmina (pesavano di più proprio perché contenevano le uova.)


LA GRAMOLATURA

Nelle nostre campagne era in uso, fino a mezzo secolo fa, coltivare lino e canapa: in autunno le piante venivano strappate dalla terra, liberate dai semi e poste in pozze d’acqua a macerare (da cui forse l’etimologia di Maserada, Masaree, Masere ) per quindici giorni in modo tale che subissero un processo che permettesse di estrarre meglio il filato; tolti dall’acqua i mannelli di canapa o di lino dovevano essiccarsi per essere pronti alla gramolatura che avveniva nelle lunghe sere di novembre. La gramolatura consiste nello sfibrare le piante di lino o di canapa, al fine di ricavarne le fibre tesili in esse contenute. La gramola, detta anche maciulla, è formata da un cavalletto fisso e da una parete mobile, incernierata da un lato, con delle lamelle in legno che si inseriscono tra quelle della parte fissa. Le piante di lino o di canapa macerate ed essiccate, venivano prese e gli steli, serrati tra le ganasce, si sfibravano; la parte legnosa degli steli si rompeva, liberando le lunghe fibre.


LA CARDATURA

Il termine “cardare” deriva da "cardo", pianta che produce come seme una capsula spinosa. Imitando la natura, il cardaiolo costruiva arnesi composti da tavolette armate di denti in ferro utilizzate appunto per cardare fibre e tessuti. Ogni fibra tessile richiedeva appropriate carde: quelle a denti fittissimi e sottili per la lana (le "scardazze") e quelle a denti grossi e robusti per pulire i mannelli di lino e di canapa, dopo che questi erano stati gramolati in modo da orientare le fibre in un'unica direzione, pronte per essere filate. Il museo ha anche una cardatrice per materassi di lana: aprendo i nodi di lana che si erano creati per la compressione dei fiocchi, si restituiva volume e morbidezza al materasso. Il materasso di lana in realtà era molto poco diffuso perché considerato un lusso. Normalmente si dormiva sui pagliericci o sul "paion". Oltre ai pettini artificiali, c’è anche una cardatrice a cardi vegetali: la stoffa veniva fatta passare attraverso il rullo ricoperto di cardi che, girando, pettinavano il tessuto finché diveniva lucido


LA FILATURA

La filatura è l’operazione che permette di ottenere dalle fibre tessili un filo lungo necessario per le successive lavorazioni di tessitura. E’ sempre stata fin dall’antichità un’ attività femminile, richiedendo pazienza e abilità. Dopo essere stata predisposta con delle operazioni di sfilacciamento e pettinatura, la fibra veniva messa su delle rocche o conocchie e filata a mano con l’ausilio di un fuso o mediante il filatoio che rendeva il lavoro molto più veloce.


LA FILATURA A MANO

La filatura a mano consisteva in pratica, nell’unire via-via delle fibre arrotolandole su se stesse tra le dita, fino a creare un filo continuo ed omogeneo in spessore e in consistenza. La "conocchia" era un filatoio portatile: veniva inserito nella cintura per poter filare anche mentre si stava passeggiando. Funzionava così: all’ interno della conocchia veniva messa la fibra; poi, calandola man mano e con un doppio movimento di rotazione si creava il filo. Nella parete in fondo ci sono una serie di conocchie intarsiate particolarmente belle. Questo perché una volta si usava regalarle alle proprie fidanzate come pegno d’amore; la conocchia infatti era diventata emblema della donna e del suo lavoro. Le "crollette", ossia i filatoi meccanici, comparirono alla fine del settecento e facilitarono di molto il lavoro. Il filo ottenuto veniva avvolto in gomitoli o disposto in matasse utilizzando l’ "aspo" che permetteva anche la lavorazione da seduti


LA TESSITURA

Il mestiere del tessitore è antichissimo e lo testimoniano i resti dei tessuti appartenenti alle popolazioni paleovenete, ritrovati in alcune zone archeologiche. La tessitura veniva fatta per mezzo di telai che presso le antiche popolazioni erano estremamente semplici. Per ottenere qualche metro di tessuto fatto a mano era richiesto il lavoro di alcune giornate. Nei secoli i telai hanno subito continue innovazioni meccanizzandosi sempre di più. I filati, arrotolati paralleli su un cilindro e tenuti in tensione, formano l’ordito, ed un filo fatto passare in modo trasversale tra filo e filo dell’ordito, crea la trama: passaggio dopo passaggio si forma il tessuto. I grandi telai esposti servivano per la produzione di teli da biancheria, tovaglie e stoffe operate o broccati e appartengono al periodo che va dal ‘700 alla fine dell' ‘800, ossia al periodo della grande rivoluzione industriale. I movimenti della navetta e i battenti che stringevano e compattavano i fili inseriti via-via nella trama, ora erano stati tutti meccanizzati attraverso un sistema ad ingranaggi che sfruttava la forza idraulica. I piccoli telaietti da tessitura presenti nella raccolta producevano nastri, bretelle e fettucce o strisce di tessuto per spallacci e passamanerie. Dei tessuti e dei filati, attraverso le lavorazioni nelle antiche botteghe artigianali, venivano ricavati vestiti, tende, ricami, corde e cappelli.


LA RICAMATRICE

La ricamatrice abbelliva, con il paziente lavoro dell’ago e del filo, vestiti, tende e tovaglie: Nelle vetrine troviamo; Una serie di navette meccaniche che si muovevano avanti e indietro per creare l’ordito della trama, "fusi" di varie dimensioni, il "tombolo", ossia un telaio per pizzi. Questo è un modellino di tessitura a due licci: l’ordito veniva alzato e abbassato dal movimento longitudinale dei due licci ; ogni volta che nel suo movimento incontrava l’asse perpendicolare, si faceva passare la navetta in modo tale che il filo rimanesse prigioniero e si formasse il tessuto. I battenti compattavano il tessuto che era passato attraverso la navetta. Telaietti per il ricamo: la stoffa era inserita e bloccata tra i due anelli che tenevano la mantenevano in tensione


IL SARTO

La confezione dell’abito era eseguita solo ed esclusivamente sulle misure del cliente, non essendoci vestiti preconfezionati. Il mestiere del sarto era molto diffuso un tempo, anche se per la verità, tutte le donne si ingegnavano a cucire in casa i vestiti più ordinari. Gli attrezzi essenziali per questo lavoro erano: dei gessi, per segnare i disegni fatti con le squadre, delle squadre sagomate e delle forbici.. Nell’ ‘800 comparvero le prime macchine da cucire e qui possiamo osservarne qualche esemplare.


IL CAPPELLAIO

Il cappellaio foggiava i cappelli dando forma ai feltri, secondo le mode dei tempi. Gli attrezzi a morsa esposti servivano per dar forma al panno secondo la dimensione della testa a cui era destinato, forzandolo con l’apertura delle ganasce.


IL CORDAIO

Il cordaio produceva le corde indispensabili per i più vari lavori utilizzando macchine che torcevano e ruotavano i "trefoli" di canapa.. Una volta veniva fatto manualmente ed a testimoniarlo c’è l’immagine tratta dall’enciclopedia di Diderot e D’Alembert. (ultima vetrina terzo piano a partire dall’alto) Cannatoi: Dentro la navetta utilizzata nella tessitura c’era una spola di filo attorcigliato. Per attorcigliarlo (solitamente attorno ad una canna, da cui il nome)si utilizzavano queste macchine. Appesa nella parete di fronte alle scale.... Qui ci troviamo di fronte ad un attrezzo che non fa parte della nostra cultura, ma sta a testimoniare le modalità produttive delle altre civiltà mediterranee. Pulitrice di fiocchi di cotone (ricostruzione di una macchina egizia) Le pianta di cotone è formata da degli involucri che contengono i fiocchi i quali a loro volta racchiudono il seme. La parte dell’involucro va scartata e gli egiziani per separarla dal fiocco usavano un processo a percussione. Gli involucri venivano poggiati sulla corda e fatti saltare: il colpo impresso era sufficiente per liberare il fiocco ripulendolo dall’involucro esterno. La corda doveva sempre essere tenuta in tensione attraverso la manovella

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